“Pare cioccolata” spesso scriviamo noi del nostro caffè. E si, perché è grazie ai napoletani che alla qualità arabica si è aggiunta la robusta per fare avere all’infuso un sapore più vicino al cacao.
Perché a Napoli il caffè si dice sai più buono però non è solo motivato da quanto appena scritto nel primo capoverso. Ci sono anche altri motivi, quelli legati alla sua preparazione.
Ma spieghiamo prima meglio quello che abbiamo scritto su circa la miscela di chicchi usati per il caffè. Venezia e Trieste furono i primi punti dove il caffè approdò il caffè, ed era circa il 1600. Tutt’ora a Trieste, arriva gran parte dell’approvvigionamento nazionale soprattutto dei chicchi turchi.
Ebbene, così come l’infuso veniva consumato in Turchia, così veniva fatto anche al nord Italia e in Austria, a Vienna specialmente, paese e città che all’epoca ne facevano più consumo.
Ma usavano solo chicchi d’arabica. E quindi il caffè aveva un sapore più leggero, quasi solo da infuso, come lo era il caffè turco.
Quando il consumo di caffè prese piede anche al sud, a Napoli (verso la fine del 1700), siccome si era abituati ad essere grandi consumatori di cioccolata, di cacao, si volle aggiungere alla miscela di chicchi di caffè la qualità detta arabica. Per rendere più forte il suo sapore, più assomigliante appunto alla cioccolata.
E quindi già da allora, ad un paragone, tra il caffè d’oltre Po e quello napoletano, l’aveva vinta quello made in Naples. D’altronde a chi è che non piace più assaje la cioccolata rispetto ad un infuso se pur gradevole?
E questo è il motivo storico tecnico che noi diamo con il quale spieghiamo il titolo Perché a Napoli il caffè si dice sia più buono.
Abbiamo però detto che, secondo noi, c’è anche un motivo legato alla sua preparazione. Soprattutto dell’espresso. Il caffè dei bar.
Le macchine da caffè, grazie alla tecnologia, oggi producono un espresso in un nanosecondo e con la sola pressione di un pulsante. Al barista, con queste macchine, rimane solo da riempire il coppino con la polvere di caffè. Queste macchine però a Napoli, non hanno molta diffusione. Il barista è ancora barista al 100% e lavora con la macchina a braccio, non quella automatica pulsante. Lavora con quella che produce caffè con acqua sempre nuova e non di serbatoio.
A seconda poi della forza impressa o di quante pressioni vengano date al braccio, il caffè prende sapore diversi.
Come sapori diversi il caffè lo prende con un tempo esterno diverso. E a questo il barista napoletano fa tanta attenzione. Quindi a seconda del tempo esterno, caldo o freddo, tramontana o libeccio, macina i suoi chicchi in maniera diversa, così come regola in maniera diversa i fori dei filtri dei bracci. Ci sarebbe ancora altro, ma è inutile dilungarsi.
In conclusione quindi maggiore presenza di robusta e metodo di preparazione diverso motivano, secondo noi, quanto titolato.
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