Ecco la seconda parte del triller poliziesco che ci siamo inventati legato al mondo del caffè.
Caffè tostato a legna, Oro di Napoli il suo titolo, ma già l’avrete letto nella prima parte. Buona lettura
Erano spariti sacchi, confezioni di caffè in polvere di diversa grammatura e composizione, come anche cialde e capsule per le nuove macchinette d’espresso. I ladri avevano lasciato solo pochi granelli di polvere di caffè sparsi sul pavimento. Avevano rubato quasi tutta l’ultima produzione settimanale fatta due giorni prima. Sapevano evidentemente che Alessandro produce caffè fresco ogni settimana.
“Non so come abbiano fatto,” rispose Alessandro, agitandosi nervosamente. “Ma qualcuno deve averlo pianificato per bene. Non si può rubare una tonnellata di caffè da un giorno all’altro e in un giorno a caso.”
Colombo esaminò la scena. Non c’erano segni di forzatura alla porta d’ingresso, solo quella posteriore sembrava essere stata aperta dall’interno. Il vicolo sul retro era stretto e buio, ideale per un’operazione segreta.
“Chi ha accesso a questa porta?” chiese Colombo.
“Solo io, i miei due dipendenti e… beh, forse qualche fornitore di fiducia, ma non mi sono mai fidato di estranei,” rispose Alessandro.
“La lista di sospettati non era lunga, ma il furto doveva essere stato pianificato con attenzione e senza alcuna sbavatura organizzativa. Una tonnellata di caffè, diviso in diverse produzioni e tipologie, non poteva sparire senza essere notata, soprattutto con il traffico frenetico che c’è di giorno e di notte vicino ad una stazione ferroviaria.
Colombo chiese a Alessandro di chiamare i suoi due dipendenti per farci una chiacchiera. Luigi, un giovane robusto che lavorava per la torrefazione da anni, e Teresa, una donna sui cinquant’anni che si occupava da tempo della contabilità e del magazzino.
“Luigi, Teresa, avete notato qualcosa di strano nei giorni scorsi?” chiese Colombo.
Luigi si grattò la testa, la pelata per esser precisi, visibilmente nervoso. “No, commissario. Tutto era normale fino a ieri sera. Ho chiuso io stesso il magazzino come faccio sempre.”
Teresa, invece, sembrava più calma, molto controllata e serena. “Io sono stata l’ultima a fare l’inventario, giusto due giorni fa. Quando abbiamo tostato per la produzione settimanale. Era tutto in regola.”
Colombo si prese un momento per riflettere. Non sembravano esserci moventi evidenti. Ma qualcosa non quadrava. Una tonnellata di caffè, tostato a legna, non sparisce per caso. Eppure, nessuno aveva visto o sentito nulla.
FINE SECONDA PARTE
In un altro articolo la terza parte di “Caffè tostato a legna. Oro di Napoli”.
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