Ecco la quarta ed ultima parte del triller poliziesco che ci siamo inventati legato al mondo del caffè.
Poliziesco: Caffè tostato a legna, Oro di Napoli il suo titolo, ma già l’avrete letto nella prima parte. Buona lettura
“Colombo chiese a Alessandro se riconoscesse il furgone. “No, non è certamente uno dei nostri,” rispose il proprietario, sempre più confuso.
Il commissario, tuttavia, non si lasciò ingannare. Tornò ancora una volta alla stazione e chiese di controllare i registri dei passaggi e delle partenze dei treni. Un treno merci, diretto oltre confine, era partito poche ore dopo il furto. Ma era stato troppo semplice. I ladri non avrebbero rischiato di caricare il caffè sul treno subito dopo averlo rubato.
Colombo allora tornò in torrefazione per un’ultima verifica.
La situazione era diventata intrigante, e i sospetti cominciavano a gravitare attorno a chi aveva accesso diretto al magazzino. Durante un ulteriore controllo delle telecamere, notò un dettaglio che gli era sfuggito. Quando la figura incappucciata entrò, sembrava avere un’aria troppo familiare, che insomma conoscesse già bene il posto. Nonostante il volto fosse coperto, la sua andatura e ed un dettaglio del suo modo di muoversi la tradivano.
Colombo chiamò Teresa nel suo ufficio. “Signora Teresa, ho rivisto i filmati e c’è qualcosa che non mi convince. Vede, il ladro sembrava conoscere bene il magazzino. Sa cosa penso? Che questa persona abbia avuto accesso ai locali prima del furto.”
Teresa si irrigidì. “Cosa insinua, commissario? Non sono certo io quella che è stata ripresa!”
Colmbo la osservò attentamente. “Oh, non l’accuso. Ma sa cosa? Ho notato che la figura nel video ha un tic particolare, un modo particolare di muovere la mano… proprio come lei.”
Il volto di Teresa si sbiancò. “Questo è ridicolo.”
Ma Colombo non aveva bisogno di ulteriori conferme.
Teresa era stata in combutta con un gruppo di contrabbandieri locali, approfittando della sua posizione nella torrefazione per orchestrare il furto. Conosceva ogni angolo del magazzino e aveva fatto in modo che la porta rimanesse aperta quella notte. Il suo piano era semplice: rubare il caffè e venderlo sul mercato nero, ricavando una fortuna, visto la particolarità della tostatura a legna e quindi della qualità speciale.
Le ultime parole di Teresa, prima di essere portata via in manette, furono: “Avrei potuto farla franca… se solo quel dannato tic non mi avesse tradita.”
Questa è la quarta ed ultima parte di “Caffè tostato a legna. Oro di Napoli”. Speriamo sia stata per voi una lettura leggera e almeno un po’ intrigante. Per noi è stato certamente un modo diverso di scrivere del nostro caffè.
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