Il caffè, nella tradizione partenopea, non è solo una bevanda, ma un vero e proprio leitmotiv che si intreccia con la vita quotidiana.
Il caffè a Napoli ispira l’arte e la musica. I chicchi, da sempre, hanno riempito pentagrammi e aiutato a mettere assieme note e parole.
Le canzoni napoletane, in particolare, hanno spesso reso omaggio al caffè, trasformandolo in simbolo di convivialità, di momenti di pausa e riflessione, o di scenari di storie d’amore e quotidianità.
Era il 1891 quando si cominciano a trovare tracce di caffè nei pentagrammi. ‘A cafettera era il titola della canzone. Parlava di una suadente barista che faceva innamorare tutti i suoi clienti.
Come conservare il caffè in grani appena tostato
Stessa storia, quella di una avvenente donna alla macchina del caffè, fu poi nella canzone ?a tazza ‘e cafè, datata 1918. Si chiamava Caffè Portico il locale della bella barista.
Narrazione simile anche per ‘A figlia d’ò cafettiere. Qui, gli autori De Crescendo e Rendine, scrivono di una giovane e affascinante figlia del proprietario che fa perdutamente innamorare di se un cliente. Un personaggio particolare, invitandolo sempre e comunque a bere un caffè da loro.
Più avanti nel tempo arriva Pino Daniele, dove con la sua Na tazzulellla ‘e cafè racconta però di una terra sbeffeggiata e amaramente considerata, cambiando completamente rotta rispetto alle ispirazioni sentimentali legate al chicco.
Il caffè nelle canzoni napoletane diventa quindi un elemento narrativo che va oltre la semplice menzione di una bevanda.
Assume un ruolo centrale nelle dinamiche sociali e affettive, diventando metafora di relazioni umane e di emozioni. Le melodie e i testi si fondono per dipingere un quadro vivace e autentico della Napoli di ieri e di oggi, dove il caffè è protagonista di incontri e di storie che si svolgono nei bar, nelle piazze e nelle case.
In conclusione, il caffè ha trovato nella canzone napoletana un palcoscenico privilegiato per esprimere l’essenza di una città e di un popolo che trova nella musica e nella poesia la sua più alta forma di espressione.
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